PALAZZO SAMBIASI LECCE
Storia dell'edificio e della Famiglia

Palazzo Sambiasi sorgeva anticamente nell’Isola Grande di San Francesco, Portaggio di Rugge, strada Li Santi. Esso venne edificato nel XVI secolo, probabilmente su progetto dell’architetto militare Giangiacomo dell’Acaya, lo stesso che aveva riadattato il Castello e la cinta muraria di Lecce, nonché la Cittadella Militare fortificata di Acaya (che in suo onore fu ribattezzata dall’originale nome di Segine). In origine, sul luogo sorgevano delle casupole e dei giardini. L’edificazione del Palazzo fu voluta da Scipione Sambiasi da Nardò, in seguito alle sue nozze con la nobildonna Donata Sombrino.

La famiglia Sambiasi secondo alcuni genealogisti sarebbe una diramazione della Sanseverino con capostipite Pietro, Signore di Martorano, il cui figlio Ruggiero si rifugiò in Calabria per sfuggire a Guglielmo I d’Altavilla detto il Malo, prendendo nome dal feudo dove era stato ospitato. Secondo un’altra versione la famiglia sarebbe stata originata da Guglielmo Sanseverino, rifugiatosi in Calabria per sfuggire all’imperatore Federico II di Svevia. Una leggenda invece la vuole discesa direttamente da San Biagio. In Nardò abbiamo notizie della famiglia già nel XIII secolo. Essa si divise in due ceppi di cui quello neretino si ripartì a sua volta in due rami, uno rimasto in loco e l’altro emigrato a Lecce.

L’arme della famiglia Sambiasi è riportata sulla volta delle scuderie e sul muro frontale al ballatoio dello scalone del Palazzo.

Il blasone del ramo leccese è così descritto: D’argento alla punta abbassata d’azzurro, accompagnata nel capo da un lambello di 5 pendenti dello stesso.

Ultima rappresentante del ceppo che edificò il Palazzo fu Maria, figlia di Ruggero (morta nel 1759), che lo portò in dote al marito Tommaso Sambiasi del ramo di Nardò. Fu questi che provvide a completare la struttura, rifacendone lo scalone, la cornice di alcune porte e finestre, nonché l’elevazione del piano nobile, probabilmente ad opera dell’architetto Emanuele Manieri, come si evince dal balcone a petto d’oca che si affaccia sul cortile e dalla conchiglia scolpita alla destra dell’ingresso dello scalone (firma del Manieri nelle sue opere). I lavori vennero ultimati nel 1835.

Nel 1884 il Palazzo venne venduto ad Alcide (ufficiale di Fanteria) ed Amilcare (insigne storico ed araldista), figli del giudice Giovanni Battista Foscarini e di Maria Adelaide Carluccio, per una somma di 65.000 Lire (da Archivio fam. Foscarini-Montefusco e da P.Bolognini – L. Montefusco, Lecce Nobilissima, Edizioni Del Grifo, Lecce, 1998, pg. 42). Rimasto unico proprietario Alcide Foscarini, il 31 gennaio 1907 alienò il Palazzo alla moglie Vincenza De Giuseppe, due anni prima della sua morte avvenuta il 13 maggio 1909. Successivamente il Palazzo, veniva ereditato dai figli Michele e Gilda Foscarini, quindi successivamente dalla loro rispettiva nipote e figlia, Sig.ra Maria Teresa Nardecchia Foscarini, che lo portava in dote al Prof. Luigiantonio dei Conti Montefusco, la cui arme troneggia sul portale di accesso allo scalone, nell’androne del Palazzo.

Nella struttura nacque Rodolfo Foscarini, il 17 gennaio 1886, illustre medico, ricercatore, nonché ufficiale medico del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, con cui partecipò alla Grande Guerra. Questi morì a Roma il 26 novembre 1918 a soli 32 anni, colpito dall’epidemia di Spagnola, mentre si prodigava nella cura dei malati infetti dal suddetto morbo, contraendolo egli stesso.

ARCHITETTURA E ARTE

Il Palazzo si sviluppa su due piani, cui si aggiungono alcune mansarde sul terrazzo e delle cantine ipogee.

Il prospetto dell’edificio su Via Marco Basseo é caratterizzato da un ampio portale a bugne dal forte aggetto, tra i più riusciti esempi del genere conservatisi nella città: é a grande arco a pieno centro dotato di notevole imponenza, con i piedritti e l’archivolto segnati uniformemente dal ritmo serrato delle bugne a blocco unico, a forma di cuscino, alternate a due blocchi più piccoli accoppiati a lavorati a ‘punta di diamante’.

Il piano nobile ospita larghe finestre rettangolari finemente incorniciate da modanature lineari ed é delimitato da un cornicione di coronamento che ripropone le modanatura delle aperture sottostanti, concludendo in tal modo armoniosamente l’impaginazione generale della facciata;(Estratto dal DECRETO del 24 marzo 1987, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali)

Dal portale di ingresso si accede ad un androne, che sfocia in una piccola corte in cui, alla sinistra di chi entra, sono ospitate le antiche scuderie, mentre alla destra dell’androne stesso si apre uno scalone che conduce al piano superiore, dove si distinguono un loggiato ad archi a tutto sesto ed il balcone e petto d’oca a firma del Manieri.

LA FAMIGLIA FOSCARINI

La famiglia Foscarini è una delle più antiche stirpi originarie della Repubblica di Venezia, al cui patriziato era ascritta, e nel cui seno ricoprì incarichi militari e diplomatici di grande importanza, sino a raggiungere la dignità dogale con Marco Foscarini, insigne scrittore, letterato e politico del XVIII secolo che, prima di diventare Doge, fu Ambasciatore a Vienna, a Roma, in Savoia ed a Torino. Una ramo della famiglia Foscarini si stanziò in Puglia nel XVI secolo con Cesare che, Castellano in Dalmazia, sconfitto dai Turchi preferì rifugiarsi in Puglia per non subire l’onta del processo al suo ritorno in Patria.

L’arme del presente ramo è la seguente: Inquartato; nel 1° e 4° d’azzurro a 3 gigli d’oro, 2 e 1; nel secondo e terzo d’oro a 9 fusi d’azzurro accollati in banda; col capo di rosso caricato del Leone di San Marco d’argento e con la bordatura di nero filettata d’oro. La corona è quella di Conte sormontata dal corno Dogale, mentre la divisa è Sublimia Scopus.

LA FAMIGLIA MONTEFUSCO

Nobile famiglia di origine Normanna stanziata nel Regno di Napoli, ove le fu concessa la Signoria assoluta di Montefusco (attualmente in provincia Di Avellino), da cui prese il nome, e di quella di Viggiano (attualmente in provincia di Potenza). Inoltre ebbe i feudi di Aradeo, Assigliano, Avetrana, Bagnolo, Casalvetere, Erchie, Palmariggi, Salve, Uggiano Montefusco ed altri.

L’arme del presente ramo è la seguente: Spaccato d’argento e di nero: caricato il primo di un monte di cinque cime del secondo; con la fascia in divisa d’oro attraversante sulla partizione. La corona è quella comitale mentre la divisa è un brano tratto da un Salmo biblico: Qui confidit in Domino sicut Mons Sion.

Fonti:

  • Archivio privato fam. Foscarini – Montefusco;
  • P. Bolognini – L. A. Montefusco, Lecce Nobilissima, Edizioni Del Grifo, Lecce, 1998;
  • S. Famularo – L. A. Montefusco, Lecce. Mirabili Itinerari, Capone editore, Lecce, 2014;
  • Foscarini, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e feudatarie di Terra d’Otranto (oggi provincie di Lecce, di Brindisi e di Taranto) estinte e viventi. Con tavole genealogiche, A. Forni, Bologna, 1971, Rist. alla II edizione del 1927;
  • A. E. Foscarini, I Foscarini Patrizi Veneti a Venezia e Lecce, Cartografica Rosato, Lecce, 2015;
  • C.E. Marseglia, Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini, Ufficiale Medico C.R.I., fra ricerca e grande guerra, edit. Santoro, Galatina, 2015;
  • C.E. Marseglia, C. E. Marseglia, Fortezze di Puglia: Il Castello Acaya, in corrieresalentino.it del 7 ottobre 2018;
  • C.E. Marseglia, Fortezze di Puglia: Il Castello di Carlo V a Lecce, in corrieresalentino.it del 12 agosto 2018;
  • C.E. Marseglia, Gian Giacomo dell’Acaya architetto del Castello di Lecce, in corrieresalentino.it dell’8 ottobre 2017;
  • A. Montefusco, Le successioni feudali in Terra d’Otranto: la provincia di Lecce, Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini, Lecce, 1994;
  • A. Montefusco, Nobiltà nel Salento – vol. II, Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini, Lecce, 2000;
  • A. Montefusco, Nobiltà nel Salento – vol. IV, Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini, Lecce, 2002;
  • A. Montefusco, Stemmario di Terra d’Otranto, Istituto Araldico Salentino Amilcare Foscarini, Lecce, 1997;
  • M. Paone, Palazzi di Lecce, Galatina 1978.